Come aiutare i bambini che presentano ADHD
I bambini che presentano un Disturbo da deficit di attenzione/iperattività manifestano comportamenti problematici in ambito: attentivo, di gestione del proprio livello di attività e impulsività. Alcuni di loro hanno tutte e tre queste caratteristiche, ma in misura diversa, altri presentano difficoltà solo in un ambito.
Tale disturbo, pur influendo sul funzionamento quotidiano del bambino e delle persone che lo circondano, può essere affrontato per ridurne gli effetti negativi.
Essere in grado di riconoscere il problema, accettarlo e strutturare delle strategie per aiutare il bambino risulta fondamentale. Spesso vengono criticati o rimproverati poiché non riescono a fare quello che per i coetanei risulta semplice e non soddisfano le aspettative degli adulti, ma ciò non è funzionale. Allo stesso modo non risulta utile giustificare qualsiasi comportamento dicendo “tanto lui è fatto cosi” poichè non gli permetterà di sentirsi maggiormente adeguato o di inserirsi in modo migliore nel proprio contesto sociale.
Ecco cosa può aiutare i bambini che presentano ADHD.
PREVEDIBILITA’ E REGOLE
Strutturare una quotidianità in cui vi siano abitudini, routine e regole aiuta il bambino a prevedere ciò che accadrà. In questo modo sa quello che deve fare e il suo comportamento diventa un po’ più regolato e controllato.
- Le routine quotidiane aiutano il bambino a capire cosa ci si aspetta da lui in quel momento. Più routine ci sono più la situazione diventa prevedibile e meno instabile sarà il comportamento del bambino.
- Dare pochi comandi alla volta, per evitare di confondere il bambino ed aiutarlo a capire quello che gli altri si aspettano da lui.
- Fornire regole giornaliere, che permettano al bambino di avere meno vuoti durante i quali non sa organizzare da solo un’attività in modo preciso. Le regole non devono essere troppe, né eccessivamente esigenti per il bambino, altrimenti si rischia di renderlo ancora più insicuro e diventa difficile farle rispettare.
- Dare informazioni di ritorno al comportamento del bambino, sia negativo che positivo, per aiutarlo a comprendere le conseguenze delle proprie azioni. Spesso questi bambino faticano a cogliere, per l’impulsività di pensiero che li caratterizza, la connessione tra le loro azioni e le relative conseguenze. Se sanno quali conseguenze derivano da un determinato comportamento, prima di ripetere la stessa azione penseranno maggiormente a cosa può comportare.
ANTICIPARE
Imparare a riconoscere gli eventi “premonitori” di atteggiamenti problematici del bambino per riuscire ad agire con un certo anticipo ed evitare comportamenti disfunzionali.
FUNGERE DA MODELLO
Essere un modello positivo, mostrandosi empatici verso il bambino e riconoscendo gli sforzi e la fatica necessari per migliorare il proprio comportamento. È importante interrogarsi su come si affrontano le situazioni complesse e quali strategie si utilizzano per risolvere i problemi. Se i genitori hanno buone abilità di problem solving è possibile trasferirle anche al bambino che li osserva e li imita.
RINFORZARE
Un rinforzo è un comportamento, un oggetto o una situazione che si verifica come conseguenza di un’azione e ne favorisce la ricomparsa. Utilizzando correttamente i rinforzi si può incentivare l’attuazione, da parte del bambino, di comportamenti positivi e desiderabili. Si possono individuare alcuni atteggiamenti e fornire gratificazioni ogni volta che il bambino li attua.
ESTINZIONE DEI COMPORTAMENTI LIEVEMENTE NEGATIVI
Per quanto riguarda i comportamenti lievemente negativi, è utile ignorarli. Il bambino può attivare tali comportamenti per attirare l’attenzione o ottenere qualcosa. Trascurando questo tipo di atteggiamenti, facendo finta di non sentire o vedere quello che fa il bambino, inizialmente si assisterà ad un aumento della frequenza con cui tale comportamento si manifesta ma, in un secondo momento, ci sarà un calo, e talvolta anche la scomparsa, di quell’atteggiamento. È necessaria coerenza: quei comportamenti devono essere ignorati sempre, non in modo discontinuo.
È poi importante dare al bambino degli esempi di comportamento più adeguati, per fare delle richieste o accettare un rifiuto.
COSTO DELLA RISPOSTA
Una punizione è qualunque conseguenza ad un’azione che ne riduca la probabilità di ripetersi. Quando il comportamento del bambino risulta maggiormente negativo si può ricorrere a punizioni che non devono, però, essere agite in modo aggressivo e devono essere bilanciate dal rinforzo degli atteggiamenti positivi, per evitare un rapporto di sola punizione.
Invece, il costo della risposta comporta che, nel momento in cui il bambino si comporti in modo negativo, perda un privilegio o qualcosa per lui gradevole, che risulti proporzionato alla gravità della sua azione.
Quando il genitore decide in cosa consiste il costo della sua azione, deve rispettare ciò che ha stabilito.
TIME-OUT
La procedura del time-out prevede di far sedere il bambino su una sedia, in silenzio e tranquillo, per alcuni minuti (2/5) quando disubbidisce.
Si fa una richiesta al bambino, se lui non ascolta e non fa ciò che gli viene chiesto, si dà un avvertimento (es. “Se non smetti di urlare, sai che dovrai sederti sulla sedia per alcuni minuti: quindi pensaci e poi scegli cosa fare”) chiarendo al bambino qual è il comportamento specifico che si desidera che lui metta in pratica e concedendogli la possibilità di evitare la procedura, eseguendo la richiesta; se il bambino non fa ciò che gli è stato chiesto lo si fa sedere per il tempo stabilito.
È il genitore che ha il controllo della situazione e se il bambino si alza dalla sedia o reagisce in modo aggressivo, si fa ripartire il tempo dall’inizio.
Gradualmente il bambino imparerà a non provocare il genitore e si adatterà, inizialmente a stare seduto tranquillo, e poi a reagire positivamente anche solo all’avvertimento dell’adulto. Si tratta di una procedura che richiede pazienza e perseveranza ma permette al bambino di imparare a calmarsi e controllarsi.
Fonte: AIDAI