La fame emotiva
Può capitare a tutti di avvicinarsi al frigorifero alla ricerca di qualcosa di gustoso, per far fronte alla pancia che brontola o ad una sensazione di “buco alla stomaco”. È importante però distinguere tra quella che è una fame fisiologica e la fame emotiva.
Fame fisiologica
- E’ graduale
- Si è in grado di attendere per poterla soddisfare
- E’ flessibile, ossia, la placa ogni cibo
Fame emotiva
- E’ improvvisa
- Può insorgere anche se si è mangiato da poco e quindi si è fisicamente sazi
- E’ impellente e richiede di essere placata subito
- E’ rigida, ossia, per essere soddisfatta sono necessari certi tipi di cibo, di solito dolci o grassi che forniscono grandi quantità di energia
Tutti possiamo sperimentare la fame emotiva: il cibo viene utilizzato, in modo più o meno consapevole, come strategia per mantenere l’equilibrio emotivo e provare sollievo. Pensiamo a quando siamo nervosi, annoiati, tristi o ci sentiamo soli. Utilizziamo il cibo per ridurre queste sensazioni spiacevoli e colmare un vuoto che in realtà è emotivo e non legato alla fame.
Questa strategia funziona quando, mangiando il cibo desiderato, ci sentiamo confortati e non abbiamo pensieri negativi su quel cibo. Non funziona, invece, quando mangiando l’emozione peggiora, e proviamo senso di colpa.
A livello cognitivo può generarsi anche il pensiero che, non dovevamo cedere alla fame ma, ormai, “il danno è stato fatto” e non cambia mangiare due biscotti o l’intero pacchetto; domani ci rimetteremo a dieta. Così facendo cerchiamo di placare il senso di colpa per aver mangiato, con altro cibo, generando un circolo vizioso:
1 Pensieri costanti sulla dieta
2 Pensieri e strategie di controllo alimentare
3 Perdita di controllo (si mangia il cibo desiderato)
4 Senso di colpa
5 Tentativo di riduzione del senso di colpa attraverso il cibo (es. assumendo maggiori quantità del cibo desiderato). L’emozione negativa si accresce e non ci si sente confortati
6 Riattivazione del pensiero sul peso e sul controllo
Tutto si ripete e ogni volta la strategie diventa più ferrea. In questi casi possiamo provare un forte senso di sofferenza e avere la percezione di non riuscire a liberarci dal circolo vizioso che si è instaurato.
Rivolgersi ad uno psicologo può aiutare a comprendere ciò che è alla base di questo circolo vizioso.
Vi è una stretta relazione tra corpo ed emozioni. Imparare ad interpretare i segnali del nostro corpo, associandoli a ciò che proviamo, ci permette di divenire maggiormente consapevoli delle nostre emozioni e utilizzare strategie più funzionali di regolazione emotiva.
Vi possono essere anche delle difficoltà nel sintonizzarsi sulle proprie sensazioni alimentari.
- Per alcuni avvertire la fame fa sentire a rischio di perdita di controllo e per evitarlo tendono a mangiare in anticipo. In questi casi può essere utile posticipare i pasti per permettere alla persona di percepire i segnali corporei relativi alla fame. Questi possono essere registrati su un diario, imparando gradualmente a riconoscere la sensazione di fame. Si può poi dedicare tempo alle sensazioni alimentari, mangiando lentamente e assaporando il cibo, prestando attenzione ai gusti e al proprio senso di appagamento.
- Altri faticano a leggere i segnali del corpo e confondono rabbia o tristezza con il senso di fame. Durante un percorso psicologico è possibile, entrando maggiormente in contatto con le proprie emozioni, cogliere il legame che hanno con il corpo e distinguere la fame da altre manifestazioni emotive.
Si possono sfruttare tecniche di respiro, training autogeno e mindfulness che aiutano a regolare i propri stati emotivi e ad incentivare la comunicazione corpo-emozioni-mente, favorendo quindi l’ascolto del proprio corpo e aumentando la consapevolezza delle proprie emozioni.
La mindfulness, inoltre, basandosi sul non giudizio, aiuta a sviluppare una maggiore autobenevolenza.